martedì 27 gennaio 2015

29. NUCCIA TOLOMEO: XI CONVEGNO - 25.01.2015



Domenica 25 gennaio 2015 alle ore 17,00 nella Chiesa del Monte in Catanzaro, dove sono custoditi i suoi resti mortali, abbiamo ricordato la Serva di  Dio Nuccia Tolomeo
nel 5° anniversario della conclusione della Causa di beatificazione (24.01.2010) e nel 18° anniversario del suo pio transito (24.01.1997).
Due famiglie hanno testimoniato l'aiuto del Signore, per intercessione di Nuccia, per la nascita di Francesco e di Fatima.
Ascoltato la voce di Nuccia, il suo testamento e ricordate le sue esequie. Insieme abbiamo approfondito la sua spiritualità.
E' stata presentata la “Biografia” di Nuccia scritta da Ida Chiefari, la quale ha anche letto una sua testimonianza.
 E' seguita la Santa Messa presieduta da Padre Giambattista Urso animata dal coro  di Maria e Gerado Pullano.
Ripercorriamo il Convegno con dei filmati.
Nuccia è stata un’icona luminosa del Crocifisso, dono di Dio alla Chiesa. La sua testimonianza di fede, di speranza e di carità continua a essere per tutti stimolo di autentica vita cristiana.

1. Introduzione     (su gloria.tv) 2. Storia di Francesco: ha trionfato la vita  (su gloria.tv)     3. Storia di Fatima: ha trionfato la vita   (su gloria.tv) 4. Ida Chiefari - Testimonianza  (su gloria.tv) 5. Federico Quaglini legge il Testamento di Nuccia  (su gloria.tv) 

(Pagina del sito sul Testamento di Nuccia) 
6. P. Giambattista Urso fa l'Omelia: Nuccia era felice perchè ha incontrato Gesù  (su gloria.tv)  

7. Gli Arcivescovi di Catanzaro hanno detto di Nuccia  (su gloria tv)





Testimonianza di Ida Carella per grazia ricevuta: nascita di Francesco

Nel dicembre del 2013, ho scoperto dopo 12 anni di essere in attesa del mio 3° bambino.
Inizialmente, sono rimasta un po’ cosi, non ci credevo, ma da subito tra me e me ho detto: “Signore se me l’hai mandato io sarò felice di averlo”. Dopo qualche giorno io e mio marito molto contenti andiamo dal ginecologo per la prima ecografia ed accertarci che tutto procedesse al meglio ma purtroppo non era cosi; non si presentava una gravidanza normale. Il dottore molto dispiaciuto mi disse: “Devi abortire perché il feto si trova nella cervice ed è in via di espulsione”. Secondo lui con probabilità avrei abortito spontaneamente. Il giorno dopo sono andata in ospedale per avere un altro parere, ma anche il secondo dottore mi dice la stessa cosa. Quindi mi mandano al consultorio per richiedere un certificato per l’aborto. Io rifiutavo l’idea ma dovevo farlo perché avrei corso dei rischi: non solo la morte del bambino ma anche la mia.
Nel ritornare a casa mi venne in mente la mia amica Maria che era dottoressa, la chiamai e lei subito si mise a disposizione consigliandomi il cugino ginecologo a Catanzaro. Ho contattato subito il dottore e mi sono recata immediatamente a Catanzaro ma l’esito era lo stesso, anche lui mi disse che dovevo abortire e quindi mi programmava per il ricovero urgente.
Il giorno dopo ero già ricoverata presso l’ospedale di Catanzaro e tanti altri dottori mi visitarono poiché il mio caso era raro ma nonostante questo tutti erano concordi sull’unica soluzione possibile: l’aborto.
Nonostante, tanti pareri io rimanevo ferma sulla mia convinzione e sul mio desiderio di tenere mio figlio affinché un giorno io potessi tenerlo fra le mie braccia, perderlo per me era un dolo troppo grande, così iniziarono a prepararmi sia psicologicamente che fisicamente nel fine settimana.
Infatti il lunedì seguente sarebbe iniziato l’aborto. La domenica mattina mi arrivò un messaggio di uno zio di mio marito, il messaggio era una preghiera e visto che mi trovavo sola mi misi a piangere. In quel momento entrò nella stanza Padre Pasquale che portava la comunione e vedendomi piangere mi chiese il perché. Gli raccontai in maniera molto sintetica tutto. Ad un certo punto Padre Pasquale mi disse: “Non ti preoccupare vedrai che tutto si risolverà con l’aiuto del Signore e grazie all’intercezione di Nuccia Tolomeo, la tua grazia sarà ascoltata. Dì al dottore di aspettare 2 o 3 giorni, così potremo verificare se grazia sarà fatta.
Quel giorno, nella stanza con me era presente un’altra signora, Fiorella, che ha assistito a tutta la conversazione con Padre Pasquale. Nel pomeriggio, lei ritornando a parlare dell’evento si avvicinò con una figurina di Nuccia Tolomeo che aveva trovato nel suo cassetto appena ricoverata e mi disse che avrei dovuto tenerla io e che Nuccia mi avrebbe protetto fino alla nascita del bimbo. Così ho fatto. L’ho pregata e ho sperato
Il mio cuore si riempì di gioia, ma anche di ulteriori paure in quanto non potevo dire al dottore ed a tutta l’equipe che mi seguiva di aspettare, magari non mi avrebbero creduto. Nonostante tutto, dopo questo incontro la mia speranza aumentava sempre di più, passai la notte a pregare ed a piangere, anche invocando Nuccia, chiedendo al Signore che avrei accettato qualsiasi sofferenza purché salvasse mio figlio e, se questo non era possibile, di prenderlo con sé e non lasciare a me la scelta.
Dopo una lunga, interminabile notte arrivò il fatidico giorno, il cuore mi batteva a mille, non volevo ma dovevo farlo, speravo che il dottore mi facesse un’ecografia per sentirmi dire il bambino si è spostato, e quindi mi sarebbe stato possibile tenere il bambino, ma non fu cosi, anzi mi disse: “Io ho studiato il bene il suo caso, ho la sua ecografia da giorni nella mia tasca, ci rifletto da tanto e, secondo me, c’è una possibilità che la gravidanza possa andare avanti ma con dei rischi molto seri per lei. In qualsiasi momento si potrebbe verificare un’emorragia molto forte che avrebbe comportato l’esportazione dell’utero con un rischio elevato di morte. Pertanto, ha 2 o 3 giorni di tempo per riflettere se andare avanti con la gravidanza o abortire”.
Io ero incredula. Non ci credevo. Non credevo a quello che avevo ascoltato cosi chiesi di parlare subito con mio marito e dopo qualche minuto dissi senza pensarci 2 volte che ero decisa ad andare avanti.
I mesi trascorrevano con la valigia sempre pronta e la paura che accadesse qualcosa di brutto che mi costringesse ad andare d’urgenza a Catanzaro.
Arrivata al 5° mese prenoto l’ennesima ecografia, la sera prima di addormentarmi recito le solite preghiere nella notte faccio un sogno, sogno Gesù con un vestito color avorio e una fascia bordeaux, era bellissimo non parlava ma sorrideva donandomi un calice in oro con delle pietre rosse al cui interno una bevanda rossa da bere.
Il giorno dopo, fatta l’ecografia, il dottore con gli occhi lucidi mi dice: “signora il bambino si è spostato, per me è avvenuto qualcosa di grande, le sue preghiere si stanno avverando”. Io ero felicissima e cosi piano piano arrivai alla 35° settimana con tutta la calma e la serenità possibile. Giorno 5 agosto, il mio miracolo, un dono fantastico di Dio, mio figlio Francesco. Il parto è stato un parto difficile, sono stata anche in sala rianimazione e li ho capito che avevo subito un’operazione complessa ma, in quel momento, in quella stanza isolata, ho potuto pensare alla grandezza del Signore e rendergli grazie nel mio piccolo per il grande dono, ricevuto da Lui dopo avere invocato la Serva di Dio Nuccia Tolomeo. Cosi è iniziata la mia nuova vita. Un grazie particolare lo devo a mio marito che mi ha sostenuto in ogni decisione presa, alla mia famiglia ed a quella di mio marito che non mi hanno lasciato neanche un attimo da sola. Un altro grazie va al mio ginecologo avermi aiutato a percorrere questa strada con serenità e sostenendomi nella decisione e credendo sin dall’inizio che sarebbe andato tutto per il meglio. Un immenso grazie a Padre Pasquale che, dopo avere invocato Nuccia, da quella famosa domenica mi ha sostenuto fino alla fine della mia avventura. Oggi sono felice di essere qui, dove riposano i resti mortali della Se
rva di Dio, per ringraziarla per la nascita di Francesco, e glorificare con voi il Signore.
Crotone, 22 gennaio 2015.
                                                                                      Ida Carella




Testimonianza di Anna Maria Cimino: Fatima Pia è con noi


Sono una mamma di 34 anni, una persona che nella vita ha sperimentato la luce di Cristo risorto, come segno d’amore. Sono sposata da poco più di 8 anni e ho una splendida bambina. La mia gravidanza non è stata facile, ma lei è nata perfetta dopo tanti sacrifici. Ho avuto una seconda gravidanza vissuta con tanta paura, dopo la prima esperienza. Ogni volta che ascoltavo il battito del mio piccolo sentivo di amarlo e mi rincuoravo. Purtroppo alla 24° settimana ho avuto problemi e il mio piccolo Emanuele, nato vivo, ha smesso di respirare mentre veniva trasferito in un altro ospedale. Sono trascorsi 5 anni e ancora rivivo tutto quel dolore negli occhi di mio marito quando, disperato, mi ha dato quella notizia. Sono stata male, ho avuto momenti di sconforto, mi sono chiesta dove era Gesù e perché proprio a me. Quando mi dicevano che il mio piccolo era un “angelo” non sapevo quale sentimento lasciare prevalere nel mio cuore, se la felicità di avere un sostegno in paradiso o la rabbia di non potere avere mio figlio vicino a me. Non volevo più sentire parlare di bambini. Ma più passava il tempo e più mia figlia mi chiedeva perché lei non poteva avere un fratellino. Diceva che da Babbo Natale voleva questo regalo, pregava Gesù e la Madonnina, chiedendogli questo. Era così anche per mio marito. Per me è stato difficile, tanto che per due anni la gravidanza non arrivava. Quando ho iniziato a stare male e non riuscivo a spiegarmi il perché, ho comprato un test, che ancora conservo, e, quando ho visto l’esito, non sapevo se disperarmi o gioire, so solo che ho pianto tanto. La mia gravidanza, visto le precedenti, è stata molto delicata; ho avuto un cerchiaggio, stavo a riposo e contavo le settimane con paura. Superata la 24° ero felice; ma dopo una settimana ho avuto problemi. Di corsa l’ambulanza mi ha portata in ospedale. Era notte profonda ed io tremavo e mi disperavo. Sapevo che quelle settimane di gravidanza erano poche per far vivere la mia piccola. Il medico che mi ha visitato mi ha detto che la situazione era molto critica e che, se la bambina nasceva, era molto difficile farla sopravvivere. Io e mio marito eravamo disperati. La situazione si complicava e mi hanno rimosso il cerchiaggio. Ho passato due giorni di dolori laceranti, ma non c’è stato nulla da fare, mia figlia stava nascendo. Eravamo in quaresima e ho pregato tanto; mi ripetevo che non poteva essere sempre venerdì santo, ma doveva essere anche Pasqua per me e la mia famiglia. Era venerdì quando sono entrata in sala parto. Ho letto sulla bocca di un’infermiera che stava avvenendo l’aborto; mi sono disperata, ho gridato che non era aborto. Non volevo sapere nulla, volevo solo cancellare tutti quei momenti, ho chiesto al medico di non farmi vedere mia figlia. Quando l’infermiera venne per portarmi la bimba, l’ho fatta mandare fuori, urlando disperata. La mia era paura e rabbia. Ero nel panico. La mia piccola è nata a 25 settimane e 4 giorni e pesava 680 grammi. Era il 28 marzo 2014. Subito l’ho fatta battezzare e l’ho affidata alla Madonna. L’abbiamo chiamata Fatima Pia. Il giorno dopo, quando è venuta mia figlia in ospedale e non ha visto la mia pancia, si è messa a piangere, dicendo: “Perché Gesù prende sempre i nostri angioletti?”. Non sapevo cosa dirle; già vivevo il mio inferno. Però con tanta forza io e mio marito siamo andati insieme a farle vedere la sorellina. Era così piccola che anche un palmo di una mano la conteneva. I medici da subito mi hanno spiegato le tante difficoltà dei bimbi prematuri. Sono stati bravissimi e li ringrazio tanto, assieme ai loro collaboratori. Pur non potevano dare molte speranze, perché era troppo piccola, mi dicevano: “E’ una guerrigliera!, è nata piangendo, e noi combattiamo con lei, perché trionfi la vita”. Io chiedevo solo preghiere. Nell’occasione del battesimo ho conosciuto Padre Pasquale, che mi ha detto tante parole per rafforzare la mia speranza. Ha affidato la mia piccola alle preghiere della Serva di Dio Nuccia Tolomeo e mi ha dato un’immaginetta per fare anch’io la preghiera. Egli ripeteva spesso a me e a mio marito: “Fate il tifo per Fatima Pia; una squadra senza tifosi non può vincere”. Da parte nostra il tifo era sfegatato! Ogni giorno facevamo un’ora di viaggio per venire da lei. Ogni volta che arrivavo in ospedale, le mie gambe tremavano, avevo paura di chiedere. Gioivo nel saperla in vita e mi disperavo quando il sensore dei suoi battiti segnava qualche difficoltà. Il giorno di Pasqua, io, mio marito e nostra figlia l’abbiamo trascorso in ospedale. Al caro Padre Pasquale affidavo ogni giorno la mia piccola; la luce della fede era speranza di vita per me, che mi faceva superare i molti attimi di sconforto e le tante lacrime disperate nel vedere mia figlia così piccola con la flebo: una vista straziante! Le sue braccia e le sue gambe erano sottilissime! Ha avuto anche trasfusioni, ma lei da vera “guerrigliera”, a detta dei medici, non mollava e noi con lei non potevamo mollare. Il 13 maggio, festa del suo onomastico, pesava un chilo. Tutto era difficile; i giorni passavano e la nostra speranza aumentava. In, intanto, in macchina ogni giorno leggevo la preghiera di Nuccia Tolomeo. Pensavo come potesse ella avere tanta fede nelle sue condizioni; mi è rimasto impresso il fatto che lei ammirasse tanto la natura. Le chiedevo di pregare Gesù, affinché mia figlia avesse il dono della vista, poiché per i prematuri gli occhi sono esposti ad altissimo pericolo. La invitavo, inoltre, di stare accanto alla mia piccola e stringerle le manine, se avesse avuto paura, quando arrivava il buio. Io ogni giorno, arrivata a Catanzaro, le cantavo la canzoncina: “Angioletto del mio Dio, che fai tu vicino a me?”. “Son l’angelo del Signore, son l’amico del tuo cuore, sempre sempre con te starò!”. Non è stato facile; sono passati così, tra alti e bassi, 87 giorni. Il 24 giugno, dichiarata fuori pericolo, Fatima Pia fu dimessa dalla neonatale. Oggi è una splendida bimba e sembra non avere riportato conseguenze. La sua è stata una storia di sofferenza e di amore, di tanto impegno e competenza da parte dei sanitari, una storia di fede, in cui ha trionfato la vita e la tenacia della mia “guerrigliera”. L’Angelo di Dio le ha tenuto ogni giorno stretta la sua mano. Sono certa che accanto a Fatima Pia c’erano anche l’Angelo di Nuccia, “Sorriso”, visto che oggi Fatima sorride sempre, e il nostro angioletto Emanuele. Ora voglio chiedere a Nuccia di continuare a pregare Gesù, perché il dono e il miracolo della vita di Fatima Pia siano accompagnati anche dal suo perfetto stato di salute. 




Testimonianza di Ida Chiefari nel Convegno su Nuccia  Tolomeo del 25 gennaio 2015




Nuccia è stata un dono per tutti noi e per tutti quelli che l’hanno conosciuta, ascoltata attraverso Radio Maria e per questo, innanzitutto, lodo e ringrazio il Signore per avercela donata. Ma se siamo qui a parlare di lei è anche grazie a padre Pasquale, il suo padre spirituale, perché ha portato avanti questa causa con convinzione e meditazione, perché aveva colto i frutti abbondanti che il Signore aveva elargito a Nuccia. Con commozione e gioia, sono qui a parlare di Nuccia. Molti di voi conoscono la sua vita. L’essenziale non è conoscere tanti aneddoti della sua vita, ma trovare, scoprire la sua anima spirituale.

Nuccia è stata una piccola creatura, umile, semplice, gioiosa, tanto sofferente, ma nello stesso tempo è stata una grande donna, grande nella fede, nell’amore, nella pazienza, nell’ubbidienza alla volontà di Dio! È stata, ed è una piccola luce luminosa che ha lasciato la sua scia e questa luce non verrà mai meno. Era una di noi, con i suoi sentimenti, le sue paure, tentazioni, ma superava tutto con la preghiera e con la fiducia, nell’abbandono al Signore. Ha fatto della sua vita ordinaria, qualcosa di straordinario e noi ce ne siamo resi conto dopo, perché per noi era tutto normale.
Per me, per le mie sorelle è stata ed è un esempio da imitare, scuola di vita; ci ha insegnato ad amare, perdonare, pregare e ad accettare le varie prove nella vita, la sofferenza senza ribellarsi, senza amarezze, ma ad abbandonarci tra le braccia del Signore con fiducia. Nuccia ci ha accompagnato in ogni fase della nostra vita, nella nostra fanciullezza, adolescenza, e via via anche da spose e da madri. Ha preso parte a tutti gli avvenimenti della nostra vita. Tutti abbiamo ruotato intorno a lei, anche quando ci siamo sposate; lei era accanto a noi, con i suoi consigli e anche i nostri figli hanno imparato, assorbito da lei tutto quello che di bello e di buono riusciva a dare e la ricordano con affetto. Era una creatura semplice, piena di umorismo, allegra, amava la vita con i suoi colori e odori e anche se soffriva molto non si lamentava mai, anzi, innalzava canti di lode per il dono della croce e si paragonava ad un albero storto; lo disse con molta semplicità ad un amico, sorprendendolo. Gli disse profondamente: in natura ci sono alberi diritti e alberi storti; io sono un albero storto, ma anch’io faccio parte della natura, anch’io do i miei frutti e sono felice di essere nata così, sono felice di vivere e lodava e ringraziava il Signore; sempre lo ringraziava per la sua immobilità, per la sua sofferenza.
La sua era un’offerta continua. Ha dato veramente buoni frutti, ha seminato a piene mani, nel cuore di tutti quelli che l’hanno avvicinata, ha dato conforto, speranza, pace e serenità. I suoi consigli erano ricchi di parola di Dio e di preghiera e di tanta carità. Soffriva, soffriva molto, ma il sorriso era sempre sulle sue labbra, nei suoi occhi. Aveva capito che la vita va accettata come dono, anche se accompagnata dalla rinuncia, dal dolore: la vita lei l’ha vissuta in pienezza perché aveva compreso che la sua sofferenza era l’unica arma del suo apostolato e che solo così, unendosi alle sofferenze di Cristo, completava nella sua carne quello che manca ai patimenti di Cristo. Era innamorata del Signore. Questa sapienza divina diventa per lei vita e il suo letto, la sua sedia a rotelle diventano l’altare, la sua offerta, e mi auguro che parlando di lei possiamo dare a tutti i sofferenti, ai malati, ai disabili, a tutti i feriti della vita l’incoraggiamento, il sostegno, il conforto di questo esempio di vita crocifissa, feconda e felice e imparare anche noi come si diventa santi. Non si diventa santi improvvisamente, ma è il risultato di un cammino spirituale, lento, faticoso, perché bisogna lottare, accettare mortificazioni, successi, insuccessi, rinunce, ma anche tanta grazia, gioia e amore, oggi che più mai nel mondo è infinito il dolore, la sofferenza.
Il mondo facilmente ci abbaglia con le sue luci, tentazioni, attaccamenti alla vita, alla ricerca della bellezza, alla perfezione del corpo a tutti i costi e spesso tutto ci porta a dubitare di noi stessi, a non accettarci così come siamo, con i nostri difetti, con il nostro corpo malato, o contorto o immobile come il suo e accettare i nostri limiti di salute, di tempo, d’intelligenza e sentirsi capaci di chiamare il nostro Dio in aiuto sempre. Le nostre miserie non devono abbatterci; la via per la quale si giunge a Dio è tutta intrecciata di spine - diceva spesso -, ma il Signore ci regala il suo profumo, la sua grazia, la sua eternità.
Ti lodo, Ti ringrazio e Ti benedico, Signore; concedi anche a noi di sopportare cristianamente le piccole e grandi difficoltà, le sofferenze che la vita ci riserva. Amen Alleluia!
 

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