domenica 21 novembre 2010

24 - LA NUOVA TOMBA NELLA CAPPELLA DEL CROCIFISSO


Il 1° novembre 2010, solennità di tutti i Santi, alle ore 18, nella chiesa del Monte in Catanzaro, Mons. Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Mons. Antonio Ciliberti, ha presieduto una solenne concelebrazione di ringraziamento al Signore che ci ha donato la sua serva fedele, Nuccia Tolomeo, piccola-grande donna disabile di Catanzaro Sala, morta a 60 anni il 24 gennaio 1997 dopo aver vissuto una vita ricca di fede, di speranza e di carità. Dopo la celebrazione i resti mortali della serva di Dio sono stati collocati nella nuova tomba al centro della cappella del Crocifisso della stessa chiesa. Nuccia nella sua vita è stata un cantore del Crocifisso. L'arcivescovo ha pronunciato una calda omelia.

Nuccia Tolomeo riposa nella Chiesa del Monte dei Morti di Luigi Mariano Guzzo

“Ai piedi della croce, contemplando il Crocifisso con amore, ho sempre trovato la pace, il conforto di andare avanti”. Le parole della Serva di Dio Nuccia Tolomeo (1936-1997), il cui processo diocesano di canonizzazione si è concluso il 24 gennaio 2010, rimbombano nella Chiesa del Monte dei Morti di Catanzaro, nel corso di una solenne celebrazione eucaristica, nella festa di tutti i Santi, presieduta dall’Arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, Mons. Antonio Ciliberti. Al termine della sacra liturgia eucaristica, prima della benedizione finale, i resti mortali di Nuccia Tolomeo sono stati collocati nella Cappella del Crocifisso della Chiesa dei padri cappuccini, per indicare a tutti la forza salvifica della Croce di Cristo, vissuta in obbedienza dalla Serva di Dio alla volontà del Padre.
Perché Lei del Crocifisso ne è stata espressione vivente. Contorta in tutto nel suo corpo, dipendente assolutamente dagli altri, Nuccia della sua sofferente vita ne ha fatto un’oblazione gradita all’Altissimo; del suo corpo martoriato ne ha fatto un tabernacolo d’Amore, per far attingere chi gli stava vicino alla sorgente della Sapienza; del suo letto ne ha fatto un altare di espiazione e di redenzione per le proprie e le altrui mancanze.
E non c’è da meravigliarsi quindi che ad accompagnare le spoglie di Nuccia nella sua ultima collocazione terrena, alla funzione religiosa del primo novembre, in una chiesa gremita di fedeli, c’era l’intera comunità diocesana con, in prima fila, le sue amiche intime e le cugine Anna e Silvana Chiefari, che hanno avuto il privilegio di portare la piccola bara bianca con i resti mortali di Nuccia dall’Altare Maggiore alla Cappella del Crocifisso.
Con l’Arcivescovo Mons. Antonio Ciliberti, tra gli altri, hanno concelebrato Mons. Antonio Cantisani, arcivescovo emerito di Catanzaro-Squillace, Mons. Raffaele Facciolo, vicario episcopale, padre Pasquale Pitari, vice postulatore per la causa di canonizzazione di Nuccia Tolomeo e padre Carlo Fotino, promotore di giustizia. Presente al rito della ricollocazione dei resti mortali nel pavimento della Cappella di destra, entrando in chiesa, il notaio della causa di canonizzazione Alberto Lorenzo, che ha redatto il verbale, dandone pubblica lettura.
Nell’omelia l’Arcivescovo Ciliberti ha ricordato ai presenti come “la santità è la finalità stessa della nostra vita; la finalità naturale verso la quale dobbiamo protendere; la finalità della vita di ogni uomo e di ogni donna”.
“Partecipi della stessa santità di Cristo –ha continuato-, il Signore irrompe nella fragilità della nostra carne. Instaurare un rapporto con Lui significa sperimentare la dimensione svettante della nostra santità”.
“Nuccia, grande-piccola sorella, –ha detto ancora l’Arcivescovo- ha vissuto un ineffabile rapporto in relazione con Lui, sperimentando la gioia della cristificazione; ed ha gridato, non solo con le labbra, ma pure con la vita, il nome del Salvatore, anche da un letto di dolore”.
E’ questo il messaggio che lascia con la sua testimonianza di fede Nuccia Tolomeo. E che è riecheggiato lunedì nella Chiesa del Monte, soprattutto ora che le sue spoglie riposano sotto quel Crocifisso, a cui lei, da viva, nel suo letto di sofferenza, è stata aggrappata con amore.


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