sabato 4 settembre 2010

17 - L'EROICITA' DELLE VIRTU'

Le virtù esercitate da Nuccia sono le virtù che ogni fedele è chiamato a esercitare, quelle teologali della fede, della speranza e della carità, quelle cardinali della prudenza, della giustizia, della fortezza e della temperanza, e quell’ insieme di virtù ad esse connesse, in particolare l’umiltà, la castità, la povertà, l’obbedienza. Lei non si poneva l’interrogativo del grado delle virtù. Quello che, invece, l’interessava era la conformazione a Cristo, cercava di non offenderLo mai e di piacerGli sempre. Gesù era il suo sposo da amare, da imitare, soprattutto nel portare la croce, da servire con intemerata fedeltà. Le virtù erano finalizzate all’intima comunione con Gesù, suo sposo, ragione ultima della sua vita. Gesù, naturalmente, era il modello da imitare in ognuna delle virtù. Come identificarsi a Lui, povero, umile, obbediente al Padre, servo di tutti?! Questo l'assillo di Nuccia. Le persone che la vedevano erano attirate dal suo sorriso, dalla sua serenità, dalla sua compostezza, dalla sua saggezza… e alle persone che le chiedevano qualcosa, come il giovane di Sassari 61 giorni prima di morire, rispondeva: il segreto della mia giovinezza e della mia gioia di vivere è Gesù. In Lei si vedeva in modo luminoso e chiaro il riflesso di Gesù: questo il grado e la rilevanza delle virtù di Nuccia. Equilibrio, costanza, prontezza e serenità spirituale: queste le caratteristiche non comuni del modo di essere di Nuccia. In lei era tutto talmente naturale che parlare di caratteristiche non comuni sembra un paradosso. Rispetto a come si comportano gli uomini con tutte le loro debolezze, sì, Nuccia era diversa. Qualcuno l’ha definita “unica”. Sapeva cantare la vita, parlare di gioia nella sofferenza, sapeva uscire dal suo mondo di dolore per annunciare la speranza, parlava di libertà, di umiltà, di carità usando termini nuovi. La sua sapienza era la sapienza della Croce e dello Spirito Santo, che lei sempre invocava. La tenera devozione alla Madonna era una sorgente di energie pure che conquistavano tutte le persone che andavano da lei. Sapeva parlare ai carcerati, alle prostitute, ai poveri e ai giovani. "Nuccia era una semplice creatura che annunciava il suo Creatore attraverso un ininterrotto grazie vissuto nella gioia della speranza della risurrezione". Così ha detto di Nuccia una testimone qualificata che è vissuta tutta la vita accanto a lei. Analizzando i termini, sembra che in questa frase siano sintetizzati molti tratti salienti della sua vita spirituale. -“Era una semplice creatuta”: La semplicità era una caratteristica evidente del suo modo di essere e di porsi dinanzi alle persone e, in primo luogo, dinanzi a Dio. Semplicità e umiltà in lei erano quasi sinonimi. In lei non c’era niente di ricercato o di appariscente. La sua parola era dolce, il suo volto sorridente, il suo comportamento esemplare. Tutta la sua persona emanava un profumo di virtù, frutto di una costante elaborazione della sua vita spirituale alla luce della sapienza della croce, dell’ascolto della Parola di Dio e della devozione alla Madonna.
-“Annunciava il suo Creatore”: Essendo creatura faceva sempre riferimento al principio della sua esistenza: il Creatore. Da Lui aveva ricevuto tutto quello che lei era e aveva: la vita, la famiglia, la natura, la fede, la sofferenza, i fratelli. Di tutte queste realtà lei parla nel suo Testamento Spirituale, considerandole un dono e una grazia di Dio. Mentre annunciava la bellezza della vita e del creato, testimoniava la bontà di Dio Creatore. -“Attraverso un’ininterrotto grazie”: La parola “grazie” era costantemente sulla bocca della serva di Dio, perché sapeva quanto era bella la vita che il Creatore le aveva regalata, anche se essa era limitata e condizionata dall’immobilità. In lei prodigiosamente lo Spirito di Dio ha operato cose grandi con una diversa abilità, frutto della potenza della croce. Lei ne era cosciente e non si stancava mai di ringraziare il suo Signore, anche per il dono dell’immobilità. -“Nella gioia della speranza della risurrezione”: La gioia era sulle sue labbra, sul suo volto e nelle sue parole. Una gioia che si esprimeva nel sorriso che faceva stupire tutte le persone che si accostavano a lei. Una gioia che si coniugava con la sofferenza. Una gioia, dono dello Spirito Santo alla sua umile serva che si era abbandonata totalmente all’azione della sua grazia. Una gioia, espressione della speranza certa che il Crocifisso l’avrebbe associata alla sua risurrezione. -“Con questa caratteristica: essere imprigionata, per volontà di Dio, nel suo corpo contorto”: Nuccia sapeva che la sua vita aveva un compito da portare a compimento: evangelizzare e portare a tutti l’amore misericordioso di Dio, non con l’efficienza dei mezzi umani ma con la povertà del suo corpo contorto. Questo suo limite, questa debolezza, nel progetto di Dio, era la sua forza. Di questo Nuccia ne era perfettamente convinta e poteva dire: “Grazie, Gesù, infinita carità, mi hai eletta vittima del tuo amore; grazie per essere stata toccata da Te con tanta tenerezza, per avermi lasciata la Tua impronta e per avermi lasciato il desiderio di accostarmi a bere sino all'ultima goccia al calice della salvezza. Amen. Alleluia! Alleluia”! Da quanto detto si evince subito che la figura di Nuccia è, dal punto di vista spirituale, una figura interessante. Tutte le persone che l’hanno conosciuta restavano profondamente edificati dalla ricchezza di grazia che emanava dalla sua persona, dalla sua sapienza, dalla sua fede e da quella capacità empatica di sapere entrare nell’animo delle persone sofferenti. Per approfondimenti visita il sito www.nucciatolomeo.it

1 commento:

abreanabacallao ha detto...

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